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venerdì 14 maggio 2010

Francesca Peruz, dal 1998 colonna portante della Clab, prima in veste di grafica e ora in qualità di vicepresidente.

Francesca Peruz - Foto di Twit3La Clab nasce come "Cooperativa Lavoro Anziani Bolzano" nel 1981. Negli anni si è interessata all'handicap fisico, ora al disagio sociale e psichico. Da quali esigenze è nato questo cambiamento?

In effetti, la Clab nasce per soddisfare le esigenze dei cosiddetti baby-pensionati, persone relativamente giovani che, per vari motivi, non sapevano cosa fare. Ad esempio c'erano alcune donne che erano state escluse dal mondo del lavoro perchè avevano avuto figli. La cooperativa si poneva l'obiettivo di dare un impiego a queste persone, cercando di proporre lavori socialmente utili come l'assemblaggio e il giardinaggio. Negli anni successivi un accordo con la Provincia di Bolzano ha permesso l'apertura di un primo laboratorio protetto dedicato ai portatori di handicap, nel quale i primi collaboratori erano proprio queste donne e questi uomini.

Ci può spiegare meglio cosa s'intende con laboratorio protetto e come viene inteso all'interno della realtà Clab?
Il nostro non è un tipico laboratorio protetto. Questi, in genere, sono strutture che accolgono persone con un handicap (fisico, psichico, cognitivo) e che offrono solo un training lavorativo.
La Clab, al contrario, offre ai suoi utenti un vero e proprio lavoro e ne fa il suo punto di forza.
Stiamo parlando di una Cooperativa Sociale e ciò significa che siamo sul mercato e che il lavoro che offriamo è un lavoro vero, non è solo un'occupazione.
In questo senso siamo stati pionieri, basti pensare che la prima legge nazionale sull'occupazione sociale risale al 1991. C'erano molte strade aperte ma nessuno le aveva ancora percorse.

A proposito del reinserimento lavorativo: quali prospettive ci sono per i vostri utenti?
Innanzitutto, le persone non arrivano qui spontaneamente. Per nostra scelta cerchiamo un ente inviante (istituto igiene mentale, ufficio del lavoro, eccetera). Per ogni persona, che viene inserita nella Clab, viene personalizzato un progetto di inserimento, in accordo con l'ufficio del lavoro. Normalmente si inizia con un periodo di osservazione (si analizzano le attitudini delle persone), dopodiché si decide se sia più indicato un prolungamento o se l'utente debba cercare un'altra professione. In ogni caso non siamo noi a procurargliela. Sono gli utenti stessi a cercarsi un impiego, presentandosi in azienda oppure rivolgendosi all'ufficio del lavoro. In altri casi ancora gli utenti restano qui, perchè questa, come ho già avuto modo di dire, è una vera e propria azienda. Teniamo molto al fatto che qui il lavoro non venga percepito come un "laboratorio protetto" ma come una normale azienda, in grado di soddisfare appieno i gusti dei propri clienti (nel 2004 la Clab ha ottenuto la certificazione di qualità Iso 9001/Uni En Iso 9001:2000 per "servizi di legatoria, grafica ed attività sartoriali finalizzate all'educazione socioassistenziale ed al reinserimento lavorativo di persone svantaggiate": a riprova del suo impegno nel produrre oggetti di grande qualità n.d.r ).

Perchè ha deciso di lavorare nel sociale e quale attività della Clab la inorgoglisce particolarmente?
Si deve fare questo lavoro con passione ed entusiasmo. Non siamo certo motivati da uno stipendio alto. Si lavora molto, si fanno molte ore di volontariato...
Per rispondere alla vostra seconda domanda: in generale siamo contenti di poter offrire qualcosa che non sia tipicamente da laboratorio protetto. Non ci piacciono le etichette. Qualcuno ci fa notare che gli oggetti che creiamo non sembrino da "cooperativa sociale" e questo ci inorgoglisce. Ci discostiamo dal tipico "design da sociale": tutto è pensato, progettato e realizzato qui, ricercando originalità e curando i dettagli.

Avete un team di lavoro? Come nasce l'idea di un nuovo prodotto?
La Clab, come ogni altra cooperativa, ha una governance particolare: c'è un'assemblea, c'è un consiglio di amministrazione ma c'è soprattutto un'equipe di lavoro. Il team è composto da dipendenti e collaboratori e decide sul lavoro sociale e in parte sui progetti commerciali. Esistono dei piani annuali che decidono la strategia generale, poiché cerchiamo di programmare il lavoro con un certo anticipo, poi però le cose possono cambiare anche in itinere.

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